E-commerce e CSR: come conciliare crescita e sostenibilità

L’e-commerce si è affermato durante l’emergenza sanitaria come un canale essenziale per le aziende, con una crescita dell’8,5% nel 2020 rispetto al 2019. Inoltre, sempre più francesi ordinano online, con quasi 42 milioni di acquirenti online nel 2021, pari a 129 miliardi di euro di vendite.

 

Allo stesso tempo, sono cresciute le preoccupazioni per le conseguenze negative del commercio elettronico. Da un lato, i consumatori sono sempre più consapevoli dell’impatto dei loro acquisti online sull’ambiente e sulla società e prediligono le aziende che dimostrano responsabilità offrendo alternative sostenibili. Dall’altro lato, la responsabilità sociale d’impresa è considerata una priorità per il 90% dei siti di e-commerce, che aumentano costantemente i propri investimenti in questo settore, come dimostra la Carta per la riduzione dell’impatto ambientale del commercio online.

 

Si moltiplicano quindi le iniziative a favore della responsabilità sociale d’impresa in rete per un consumo più consapevole.  D’ora in poi, la RSI si troverà lungo tutta la catena del valore: dalla fabbricazione del prodotto, al marketing, passando per la preparazione dell’ordine, la consegna e infine la seconda vita.

 

Uno sguardo a 5 modi per conciliare e-commerce e CSR, con casi concreti di utilizzo da parte di alcuni grandi nomi della moda e del lusso.

 

  1. TRACCIABILITÀ DEL PRODOTTO

Ogni percorso cliente inizia con il riconoscimento di un bisogno e la ricerca di informazioni (leggi il nostro articolo sulle sfide della tracciabilità attraverso il ciclo di vita di un diamante). Tuttavia, raccogliere informazioni sulla catena di approvvigionamento, dalle materie prime al prodotto finito, può essere complesso o addirittura impossibile per i consumatori che oggi pongono la trasparenza al centro delle loro preoccupazioni. Al di là della domanda dei consumatori, i marchi ritengono necessario questo lavoro a causa delle normative che vengono gradualmente introdotte a livello francese ed europeo. È il caso, ad esempio, della legge “anti-spreco per un’economia circolare”, nota come AGEC, che impone alle aziende di rivedere i propri metodi di produzione e di essere pienamente consapevoli dei propri approvvigionamenti per poter controllare in futuro il riciclo dei propri prodotti.

 

In questo contesto, i siti web fungono sempre più spesso da relatori di informazioni e da vetrina per la tracciabilità. Da diversi anni Guerlain è impegnata in un processo di mappatura del ciclo di vita dei suoi prodotti. Da questo lavoro è nata Bee Respect, una piattaforma di trasparenza e tracciabilità progettata in collaborazione con la società Product DNA. Accessibile tramite il sito guerlain.com, vengono rivelate informazioni essenziali come l’origine delle materie prime, gli ingredienti utilizzati nonché gli elementi del packaging, i luoghi di produzione e l’impronta di carbonio, per consentire ai consumatori di effettuare acquisti consapevoli e trasformarli così in “consumatori attivi”.

 

Altri attori, come la start-up Fairly Made, stanno affrontando l’industria tessile, notoriamente la più inquinante, collaborando con i maggiori gruppi francesi (LVMH, Galeries Lafayette o SMCP) per la tracciabilità lungo tutta la catena del valore.

 

  1. PAGAMENTI E DONAZIONI

Sebbene la maggior parte delle iniziative online riguardi l’aspetto ambientale della RSI, anche l’aspetto sociale trova il suo spazio sul web. Conosciuto come “e-commerce solidale”, le donazioni online al momento del pagamento consentono di sostenere una causa durante gli acquisti online, rendendo la filantropia più accessibile che mai. Nel 2021 sono state contate 2,14 miliardi di transazioni online: se ognuna di queste transazioni avesse generato anche solo 5 centesimi di donazione, si sarebbero potuti raccogliere più di 107 milioni di euro.

 

Esistono diversi modi per utilizzare il canale digitale per raccogliere donazioni. Negli Stati Uniti, iGive offre ai suoi membri la possibilità di donare gratuitamente una percentuale del prezzo d’acquisto (dallo 0,6% al 26%) a un ente di beneficenza di loro scelta. Di fatto, i 919 rivenditori online che partecipano al programma iGive, tra cui i giganti Best Buy, Amazon, eBay e Home Depot, pagano l’importo della donazione in base alla percentuale scelta. Sebbene la pratica delle donazioni online sia più diffusa al di là dell’Atlantico, sta guadagnando terreno in Francia. La soluzione microDON offre ai consumatori l’opportunità di arrotondare i loro pagamenti a favore di un ente benefico quando pagano i loro acquisti in negozio o online. Con 145 milioni di donazioni effettuate e 1.600 associazioni sostenute, è la principale piattaforma di donazione cross-channel per gli operatori del retail. Aziende come H&M propongono di fare una donazione alla fine del tunnel dello shopping a un’associazione benefica preselezionata, che sarà poi corrisposta dal marchio stesso; un altro modo per promuovere l’altruismo in un contesto commerciale.

 

  1. IMBALLAGGIO RIUTILIZZABILE

“Circa il 25% degli 8,3 miliardi di tonnellate di plastica prodotti tra il 1950 e il 2015 (equivalenti al peso di 822.000 torri Eiffel o di 80 milioni di balene) proviene da imballaggi, e solo il 14% di questo volume globale sarà riciclato; circa il 24% del volume delle spedizioni nella catena di approvvigionamento globale contiene… il vuoto”.

 

L’afflusso di imballaggi in cartone e plastica è quindi diventato una vera e propria sfida per gli e-tailer. In Francia, il numero di pacchi distribuiti ed esportati ammonta a oltre un miliardo all’anno. 9 aziende su 10 ritengono che il tema dell’imballaggio diventerà sempre più importante nel prossimo futuro.

 

È questo il caso di Clarins, che ha collaborato con la start-up francese Hipli, pioniera nella progettazione di packaging riutilizzabili, per effettuare un’operazione di test e apprendimento con i membri del suo programma fedeltà. I prodotti sono stati inseriti in buste flessibili, prodotte in Europa, che potevano essere piegate e rispedite al mittente grazie a un sistema integrato di preaffrancatura, fino a 100 volte. Secondo Hipli, 100 pacchi riutilizzati ridurrebbero i rifiuti domestici di circa 25 chili e l’impronta di carbonio del 77%. Attualmente in fase di test, l’azienda intende migliorare il progetto prima di renderlo permanente. Oltre 350 marchi offrono già consegne con imballaggi Hipli, tra cui showroomprivé.com e Cdiscount.

 

  1. CONSEGNA VERDE

Con il 10% delle emissioni di gas serra, il trasporto merci è uno dei principali responsabili del riscaldamento globale. Questa cifra non è destinata a diminuire nel prossimo futuro, dato che si prevede che le emissioni di gas serra prodotte dal trasporto merci quadruplicheranno tra il 2010 e il 2053. Oltre al considerevole aumento del numero di ordini, il commercio elettronico è fonte di flussi irregolari e imprevedibili che ostacolano l’ottimizzazione dei mezzi di trasporto, a maggior ragione se si considerano metodi di consegna ultraveloci come la consegna in 24 ore offerta da Amazon nell’ambito del suo servizio Prime. Il tasso di restituzione, dal 20 al 30% nel commercio elettronico rispetto al 10% nel commercio fisico, non fa che accentuare la pressione che il trasporto esercita sull’ambiente.

 

A fronte di questa situazione, le aziende di trasporto stanno intensificando gli sforzi per offrire alternative più ecologiche. È il caso di DHL, che si è posta l’obiettivo di “zero emissioni” entro il 2050. Nell’ambito di questo programma, la società tedesca di consegna pacchi sta costruendo una flotta “verde” da diversi anni. Nel 2021 ha investito 3 milioni di euro per acquistare 74 veicoli elettrici in Francia. Possiede inoltre un gran numero di biciclette, in particolare a due e tre ruote, utilizzate per le consegne dell'”ultimo chilometro”, che sono considerate le più inquinanti. DHL sfrutta l’innovazione anche per aiutare l’ambiente: in collaborazione con la start-up tedesca Greenplan, ha creato un algoritmo di pianificazione e ottimizzazione dei percorsi per ridurre le emissioni di CO2. In Francia, altre soluzioni come la consegna collaborativa tra vicini, in collaborazione con la start-up Pick me, o il sistema SwipeBox di armadietti locali, permettono di passare a metodi di consegna più rispettosi dell’ambiente.

 

  1. ECONOMIA CIRCOLARE

Piattaforme a noleggio o di seconda mano… Le iniziative a favore dell’economia circolare abbondano da tutte le parti. Si prevede che il mercato globale dell’usato crescerà del 15-20% all’anno nei prossimi 5 anni. Mentre il 70% dei francesi continua a preferire i siti e le applicazioni di vendita tra privati, come Vinted, per effettuare questo tipo di acquisto, il 31% preferisce i siti specializzati in beni di seconda mano, come BackMarket, e il 28% i rivenditori tradizionali aperti all’economia circolare.

 

A questo proposito, il marchio Maje ha lanciato il noleggio nel 2021 e l’usato nel 2022 attraverso il programma “Dream Tomorrow”, che mira a limitare l’impatto dell’attività del marchio sull’ambiente. Nel contesto del noleggio, l’obiettivo è quello di offrire i capi più belli, come abiti da cerimonia o abiti da festa, delle collezioni attuali o delle stagioni precedenti attraverso uno spazio dedicato sul sito web. A coloro che denunciano gli effetti nocivi del noleggio sull’ambiente, il marchio assicura che tutti gli abiti noleggiati vengono puliti da un servizio di lavaggio a secco eco-responsabile che utilizza imballaggi riutilizzabili. Per quanto riguarda gli abiti di seconda mano, il marchio offre alla sua comunità la possibilità di vendere i vecchi capi in cambio di buoni da utilizzare nella boutique o sul sito web dedicato agli abiti di seconda mano.

Il “pre-loved” è anch’esso in crescita tra i marchi del lusso. È il caso di Gucci, che si è distinto nel 2021 con il lancio del suo e-concept store “Vault”. Questo spazio unico offre pezzi vintage di Gucci, raccolti dagli archivisti della Maison presso privati e collezionisti di tutto il mondo, che vengono poi ricondizionati e talvolta anche personalizzati. Un “armadio digitale di curiosità, dove passato, presente e futuro si intrecciano”, secondo la Maison italiana.

 

CONCLUSIONE

La responsabilità sociale delle imprese riguarda tutti gli aspetti della vendita al dettaglio, dal prêt-à-porter ai cosmetici, dal fast fashion all’industria del lusso. Il commercio elettronico ha rimescolato le carte dei nostri modelli di consumo e delle nostre aspirazioni dalla crisi degli anni Ottanta. I marchi hanno dovuto adattarsi alle nuove sfide sociali e ambientali che si trovano ad affrontare e sono fiorite iniziative eco-responsabili.  Alcune, come le microdonazioni, possono essere attuate in modo relativamente semplice e veloce, mentre altre, come la tracciabilità, sono più complesse e costose da implementare.

 

Adone Conseil pone le questioni di RSI al centro delle sue preoccupazioni (scopri la nostra politica di RSI). A questo proposito, l’impegno dell’azienda è stato premiato dalla certificazione Eco-Vadis, che valuta la qualità dell’integrazione della RSI nelle aziende, e il nostro Comitato RSI lavora ogni giorno per garantire che Adone prosperi con un impatto positivo.

 

Adone ti aiuta ad affrontare le sfide dell’eco-responsabilità, che si tratti di produzione, tracciabilità, logistica decarbonizzata, economia circolare e molto altro ancora! Scopri la nostra offerta di CSR e sviluppo sostenibile o contattaci per un progetto specifico.

Content Factory – Una risorsa in ogni fase della gestione degli asset!

Il termine Content Factory si riferisce al reparto dedicato alla produzione di contenuti fotografici e video. Per estensione, questo rappresenta anche l’ecosistema di strumenti che consentiranno a tale team di produrre, convalidare e rendere disponibili questi contenuti. Ad esempio, uno strumento per la revisione creativa farà parte della Content Factory.

Una riflessione accurata su questo tema è ormai essenziale, soprattutto a causa della crescita veritiginosa dei contenuti da produrre (moltiplicazione dei media, dei supporti e dei formati specifici da creare). Tra le sfide legate all’implementazione di una Content Factory, si trova spesso il desiderio di razionalizzare (produrre meno, ma meglio), di automatizzare attività ripetitive con scarso valore aggiunto o di limitare gli scambi di e-mail durante la fase di validazione degli asset.

In questa infografica vi invitiamo a immergervi e a scoprire, per ogni fase, i vantaggi della creazione di una Content Factory.

Marketing digitale, come avere successo con una strategia multicanale

Il marketing digitale, il customer journey multicanale o omnichannel sono ormai strategie fondamentali per un’azienda che voglia raggiungere tutti i suoi clienti e prospect. Ma cosa significa ciascuno di questi approcci e come possono essere realmente attivati? Lo scoprirai in questo articolo..

 

Dal marketing al marketing digitale  e multicanale

LIl marketing si riferisce a tutte le tecniche utilizzate da un’azienda per creare o mantenere l’appetibilità del proprio prodotto o servizio, attraverso l’attivazione delle leve del prezzo, della comunicazione, del prodotto e della distribuzione (le cosiddette 4P: product, price, place, promotion).
Il marketing digitale attiva queste stesse leve sui canali digitali attraverso, ad esempio, un sito di e-commerce, i social media o la referenziazione naturale (SEO) o a pagamento (SEA). L’uso della tecnologia digitale è ormai radicato nelle abitudini dei consumatori e ne fa un canale essenziale per lo sviluppo del marchio. Oggi sono poche le aziende che non hanno un sito web a complemento del loro negozio fisico. Alcune si stanno addirittura trasformando in operatori puri, che offrono solo attività online.

In Francia, il 76% dei consumatori acquista prodotti su Internet. Le aziende si adattano a queste abitudini e ampliano la loro presenza su nuovi canali, in particolare quelli digitali. Si tratta del cosiddetto “marketing multicanale”.

Questo approccio multicanale non deve tuttavia limitarsi a una strategia di accumulo di canali utilizzati separatamente dal cliente. Deve permettere al cliente di combinare questi canali e di utilizzarli contemporaneamente. Il controllo dei canali e delle informazioni che vi transitano è la chiave per personalizzare l’esperienza e la relazione con il cliente. Ciò consentirà alle aziende di sfruttare nuove opportunità, di utilizzare più punti di contatto e strumenti per identificare e raggiungere meglio i consumatori e quindi di acquisire nuovi segmenti.

 

Perché implementare una strategia di marketing digitale ? 

Développer sa visibilité auprès du client 

D’après une étude de Médiametrie, dont 2 sur 3 des personnes sondées ont entre 15 et 34 ans, près de 70% reconnaissent acheter un produit grâce à la promotion réalisée par le biais de l’influence sur les réseaux sociaux.

Pour gérer son image sur le web, une marque peut développer sa présence sur plusieurs canaux : site internet, réseaux sociaux, newsletters, messaging ou encore marketing d’influence (le fait de faire appel à un influenceur pour communiquer sur un produit via sa communauté). En effet, les réseaux sociaux tels qu’Instagram, YouTube, Twitter, Snapchat, Twitch ou encore l’application chinoise WeChat jouent un rôle clé dans la gestion de la E-réputation des marques qui y ont recours.

Plus innovant encore, les Maisons de luxe peuvent faire le pari d’une présence sur le Metaverse ou dans le gaming pour atteindre un public encore plus large. Citons par exemple l’apparition de Balenciaga, Armani et Moncler dans le jeu Fortnite ou de Louis Vuitton dans League of Legends. Pour en savoir plus, découvrir notre publication dédiée au Metaverse !

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Récolter plus de données clients

La multiplication des points d’entrée permet aux marques d’augmenter le volume de données et d’améliorer leur connaissance clients. L’étude approfondie et la compréhension de leur comportement est nécessaire pour construire une stratégie marketing optimale. Pour cela, chaque point de contact doit permettre à l’entreprise de récolter des données quantitatives et qualitatives. Un client peut fournir des informations à n’importe quel moment de son parcours : en créant par exemple un compte via le site e-commerce ou en autorisant les cookies, ce qui permet de tracker le parcours de navigation. Le passage des clients en boutique alimentent aussi cette connaissance (un vendeur peut enregistrer une transaction sur une application de clienteling). Une fois ces données récoltées, la marque peut les réconcilier et identifier chaque individu pour déterminer ses préférences d’achats ou le rôle qu’a joué chaque canal dans sa décision d’achat. Ceci permet donc à l’entreprise (si les données sont correctement exploitées) de piloter plus efficacement sa stratégie, voire, la réadapter en temps réel.

 

La personnalisation des contenus et des relations 

Pour aller plus loin, les Maisons de luxe peuvent aussi passer d’une communication ciblée et personnalisée à une expérience client hyper personnalisée. La personnalisation des contenus et des parcours client est un levier de différenciation à ne pas négliger pour une marque et plus particulièrement dans le secteur du luxe, où les besoins d’unicité et de reconnaissance sont exacerbés.

Le parcours d’achat du client débute dès que la communication est établie avec la Maison. Il s’agit ensuite de le fidéliser en lui adressant des produits ou des services hyper personnalisés et sur-mesure.

Certaines marques misent sur des invitations à des ventes privées ou à des événements exclusifs. Par exemple, La Samaritaine organise des évènements pour ses VIP : réservation d’un restaurant, visites privées des ateliers des Maisons du groupe LVMH.

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Quels sont les facteurs clés de succès pour une stratégie marketing digital réussie ?

Pour pouvoir personnaliser la relation client, proposer des parcours différents ou encore créer des contenus ciblés, il faudra nécessairement alimenter cette stratégie par des données et maîtriser l’ensemble de ses canaux. Des outils sont à mettre en place pour mener cette stratégie avec succès.

 

La centralisation de la donnée client 

La connaissance client sur tous les points de contact permet d’unifier la vision de la Maison et d’analyser au mieux les comportements d’achat.

Les données à disposition doivent permettre d’alimenter une stratégie. Elle doivent être analysées pour en extraire du sens, acquérir une vision globale des différents canaux et la rendre éligible aux cas d’usage que les marques veulent mettre en œuvre.

Avec le multicanal cette vision globale se complexifie. Pour une bonne gestion et une fiabilisation des données, l’entreprise devra recourir à des outils structurants tels qu’une Customer Data Plateform (CDP), un Data Management Platform (DMP) ou un Customer Relationship Management (CRM) afin de passer d’une donnée brute à une donnée activable.

Ces bases de données permettront de faciliter les analyses et ainsi :

  • Anticiper des comportements client
  • Effectuer des communications ciblées
  • Favoriser la fidélisation
  • Identifier des opportunités de croissance

 

Le partage de la donnée au sein de l’entreprise

Au-delà de la consolidation des données, il nécessaire de donner accès aux collaborateurs pour que la stratégie omnicanale puisse s’opérer. D’où la nécessité d’établir un référentiel client unique (RCU) dans lequel le client est représenté par un identifiant unique. Ce système intermédiaire permet de collecter, dédupliquer, agréger et centraliser les données relatives au client et de bénéficier d’une vue 360 à jour. La donnée est ensuite mise à disposition des autres applicatifs nécessitant l’information client (CRM, BI).

 

Cartographier ses points de contacts

L’entreprise doit réfléchir à l’expérience client qu’elle veut proposer sur l’ensemble des parcours de ses canaux. Une des solutions est de cartographier ses parcours clients. Sur chaque point de contact l’entreprise doit maîtriser les canaux impliqués afin de les unifier et garantir une expérience sans couture. L’expérience client proposée doit être une expérience globale et continue sur tous les canaux disponibles, dans une logique « Customer centric ».

 

Innover pour enrichir l’expérience client (Chatbot, IA…)

Les marques doivent maîtriser les technologies et être enclines à l’innovation pour se connecter à leur cible, favoriser l’engagement client et pour se différencier. Il est désormais indispensable pour les marketeurs de recourir à des innovations numériques : les chatbots, l’intelligence artificielle et le machine learning ou encore la réalité augmentée, la gamification, la blockchain, le métaverse et les NFT (Non-Fundable Tokens)… tant de possibilités que les marques doivent appréhender pour créer puis maintenir la proximité avec le client. Dans un contexte de Web 3.0 fleurissent les créations NFT et les initiatives dans le métaverse. C’est en février 2022 que Kenzo se lance dans le NFT avec 100 NFT à destination de ses clients. Selon le rapport de Bain & Company de 2022 Luxe et Technologie – les débuts d’une nouvelle ère, 51% des acteurs du luxe sondés dans l’étude planifieraient des lancements de NFT avant 2025 et 72% des maisons lorsqu’elles font parties d’un groupe. Les NFT répondent aux objectifs d’engagement client jouant sur le principe de communauté et de fidélisation des clients.

 

Conclusion

La relation client s’est complexifiée avec le développement de nouveau canaux de contact. Ainsi, le client est de plus en plus volatile et difficile à adresser. Les marques doivent s’assurer de procurer une expérience client unique en créant une synergie entre tous leurs canaux. Tout ceci n’est rendu possible que par la mise en place de solutions adaptées pour utiliser la donnée client comme levier. Une stratégie omnicanale bien menée est donc le résultat de la mise en place des bons outils pour l’alimenter.

 

Adone Conseil vous accompagne dans la mise en place de votre stratégie omnicanale avant, pendant et après le parcours client .

RFID: la fine del codice a barre nel back office della vendita al dettaglio?

Tra le tecnologie che hanno fatto parlare di sé negli ultimi anni, non può mancare il sistema RFID. L’RFID sta diventando sempre più popolare nei negozi di lusso. Ma lo sapevate che in origine era installato nel back office? Ecco uno sguardo al potere dell’RFID nel back office del commercio al dettaglio.

RFID: PIÙ DI UN SEMPLICE CODICE A BARRE CONNESSO

Il codice a barre non è stato di certo archiviato. Ha subito una mutazione, combinandosi con varie tecnologie avanzate per diventare una soluzione connessa: l’RFID. All’inizio era una soluzione solo per il back-office della vendita al dettaglio, poi è diventata sempre più importante per il front-office. Oggi questa tecnologia è comodamente installata in molti rivenditori di lusso, sia nel front office che nel back office.

 

Che significa RFID ? 

L’acronimo RFID sta per Radio Frequency Identification (identificazione a radiofrequenza) e comprende tutte le tecnologie che utilizzano le onde radio come mezzo di identificazione o riconoscimento, sia per gli oggetti che per le persone. Queste tecnologie consentono di raccogliere e memorizzare dati a distanza grazie alle onde radio emesse dai tag di marcatura.

Volete saperne di più? Leggete il nostro articolo dedicato alla storia della RFID. 

 

 

Leva per una maggiore produttività

 

IL RICEVIMENTO DELLE MERCI Il 

Tutto inizia nel reparto consegne e con il ricevimento della merce. In negozio, i magazzinieri ordinano le scatole di prodotti nel back office. Dotati di un lettore RFID portatile, scansionano una scatola e contano i prodotti in magazzino grazie alla lettura massiva dei chip RFID. Non devono più aprire le scatole, controllare l’identità di ogni prodotto e il suo numero. La tecnologia RFID significa la fine di vecchi processi che richiedono molto tempo e che a volte rischiano l’errore umano… 

 

Un inventario più in forma 

Fare l’inventario non è facile. Un tempo un’estenuante giornata per venditori e magazzinieri, oggi questo compito che prima era “ingrato” richiede solo… pochi minuti. Oggi i prodotti sono facilmente scansionati, identificati e contabilizzati grazie alla lettura “di massa” dei chip RFID. I rivenditori non devono più rivolgersi a società esterne per contare i pezzi uno per uno. Il guadagno è triplice: finanziario, di tempo e fisico.
Dal punto di vista fisico, venditori e magazzinieri ottimizzano il loro tempo nel back office e non devono più contorcersi per trovare un determinato prodotto. Che il prodotto sia conservato in cima allo scaffale o in fondo all’armadio, non perdono tempo a trovarlo e limitano il rischio di lesioni. In questo modo, l’azienda si inserisce in una dinamica HSSE (Health, Safety, Security and Environment), ponendo la buona salute dei propri dipendenti al centro della propria strategia. La RFID è quindi un vero e proprio valore aggiunto, perché l’inventario non è più sinonimo di sofferenza, ma di produttività e performance.

  

Prodotti localizzati e monitorati

Nel reparto vendite e nel back office, il negozio diventa più autonomo. L’installazione di antenne RFID consente al personale di vendita e ai magazzinieri (tramite un sistema smartphone collegato o il computer del negozio) di conoscere il numero esatto di prodotti presenti in negozio e in magazzino, nonché la loro posizione. Il cliente deve solo chiedere: l’assistente alle vendite ha la risposta in tasca.
Inoltre, alcuni sistemi RFID localizzano ogni prodotto nello spazio, sia sul retro che sul davanti. Con un semplice colpo d’occhio, l’assistente di vendita accompagna il cliente nell’area giusta o si allontana per un minuto per andare a prendere il prodotto sul retro, per la gioia del cliente. Ciò consente di risparmiare molto tempo in un mondo in cui il tempo è talvolta nemico dei clienti che hanno fretta…

 

Dietro  le quinte : RFID per le prestazioni

La tecnologia RFID apre le porte a sistemi connessi, in un contesto omnicanale rafforzato: un cliente può ordinare online, venire a ritirare il suo prodotto in negozio…. La RFID contribuisce a migliorare l’accuratezza degli stock, aumentando la frequenza degli inventari, rilevando in tempo reale la presenza di un prodotto in magazzino, ecc.

 

Prima di aprire il negozio

Come abbiamo visto in precedenza, per gestire e conoscere le proprie scorte bastano pochi minuti. Ogni mattina, la regolazione dei livelli di stock avviene in un colpo d’occhio. L’arrivo dell’RFID fa risparmiare tempo e garantisce un aumento della produttività, per un rendimento ancora maggiore in negozio.

 

 

 Da guardia del corpo a consulente marketing

 

La fine delle differenze inventarial

Grazie all’implementazione di un chip o di un’etichetta RFID, le differenze inventariali possono essere ridotte al minimo. Per molti un cruccio, le differenze inventariali sono semplicemente un prodotto scomparso dal negozio o dal magazzino. I chip RFID cambiano le carte in tavola. Segnalano immediatamente a terzi un movimento non autorizzato. Il percorso del prodotto sfortunatamente perso diventa tracciabile. Se è caduto dietro uno scaffale, viene immediatamente individuato. Se aggiungiamo che è possibile nascondere i tag RFID nelle fodere, il distacco inspiegabile di un prodotto diventa impossibile… Rafforzando le capacità di sicurezza del prodotto a lungo termine.

 

Optimizzazione dei viaggi con le antenne RFID

Le antenne RFID, posizionate all’ingresso dei magazzini e in tutto il negozio, sono più che semplici messaggeri. Come degli instancabili segugi, sono in grado di tracciare il percorso dei prodotti per diversi giorni. Da un negozio all’altro, da un negozio all’altro… Niente sfugge al loro controllo.
Una manna per molti rivenditori, che possono analizzare il percorso del personale di vendita e ottimizzarne gli spostamenti. Il prodotto più importante è conservato nel retro del back office? I clienti maneggiano i prodotti troppo spesso e perché? Gli addetti alle vendite si spostano continuamente tra il magazzino e il negozio per un singolo prodotto? L’analisi di questi movimenti è un’opportunità per ottimizzare le vendite, oltre che per ottimizzare i movimenti del personale di vendita nel negozio.

 

Conclusione

L’RFID ha molte facce. Nel back office della vendita al dettaglio, la tecnologia RFID traccia il prodotto e ne ottimizza la vendita non appena arriva al punto di consegna. Se il prodotto non è disponibile in magazzino, lo saprete. Se il prodotto viene spostato un po’ troppo spesso su base giornaliera e i venditori e i magazzinieri lo maneggiano troppo, lo saprete. Collegati a una rete omnicanale, i venditori, i magazzinieri e la sede centrale conoscono meglio il percorso dei loro prodotti. In ultima analisi, l’uso diffuso dei chip RFID promette una struttura di inventario connessa che non ha nulla da invidiare a quella attuale. Più che una semplice tendenza, l’RFID è il futuro degli inventari autonomi, di un’organizzazione connessa e di un negozio intelligente.

 

 

L’RFID a caccia delle imitazioni 

Con l’RFID, presto sarà la fine delle imitazioni! Il produttore di piumini di lusso Moncler lo sa bene. Dal 2016 e dalla sua collezione primavera-estate, il marchio ha integrato i tag RFID nei suoi piumini. Le informazioni vengono memorizzate su una blockchain sicura, consentendo l’identificazione (e la certificazione) immediata del prodotto.


RFID e lusso offrono la prospettiva di un mondo ancora più trasparente e autentico dei suoi prodotti.

 

 

 

Adone Conseil vi supporta nell’implementare le vostre soluzioni RFID.